L’Arcidiocesi di Milano apre nel 1963 una missione a Chirundu in Rhodesia, attuale Zimbabwe; il Cardinal Montini pensa di costruirvi un ospedale, ne affida la realizzazione alla diocesi di Harare e chiede ad Adele Pignatelli di preparare una comunità medico–missionaria da inviarvi. Questa prima missione di Chirundu è distrutta e chiusa dopo pochi anni dal suo inizio dalla violenza della guerra.
Nella successiva missione di All’Soul a Mutoko iniziata nel 1966, ASI deve assistere all’uccisione di Luisa Guidotti Mistrali, uno dei suoi primi membri, medico della comunità di Mutoko, avvenuta nel 1979 a causa della sua eroica dedizione alla cura di tutti i malati senza alcuna discriminazione.
L’Associazione avvia nuove attività medico missionarie in India; nel 1966 ASI presta servizio medico in un ambulatorio di medicina di base nella diocesi di Ooty in Tamilnadu e nel 1970 risponde alla richiesta della diocesi di Ernakulam, Cochin, per un progetto di collaborazione mirata alla educazione, prevenzione e cura delle malattie tropicali e per l’eradicazione della lebbra e della tubercolosi nei villaggi del distretto.
Nel 1972 ASI opera in Zambia, nell'Ospedale della missione di Santa Teresa Ibenga, Masaiti.
Nel 1981 ASI accetta la richiesta della Caritas Italiana di una collaborazione temporanea in un ospedale rurale in Sololo in Kenya.
Nel 1982 viene affidato ad ASI l’ospedale della missione St.Albert in Zimbawe fondata dai Gesuiti nel 1962. L'associazione lo gestisce ancora oggi, nel corso degli anni lo ristruttura e lo amplia con i nuovi reparti della sala operatoria, radiologia e laboratorio analisi. Costruisce una struttura in cui le donne con gravidanza ad alto rischio possano essere sottoposte ad una attenta osservazione nell’ ultimo periodo della gravidanza e realizza numerosi progetti.
L’AIDS in Zimbabwe colpiva allora un quarto della popolazione e molti bambini erano orfani. ASI avvia in quegli anni un progetto di adozioni a distanza che nel corso degli anni ha coinvolto sostenitori sempre più numerosi. Inizia nuove missioni sanitarie nell’ospedale rurale di Marymount al confine con il Mozambico e nell’ospedale di Chitsungo nella valle dello Zambesi che dopo alcuni anni vengono affidati ai medici locali.
Nel 1985 la Caritas italiana chiede ad ASI una collaborazione medica per un poliambulatorio della diocesi di Asmara in Eritrea. Nel 1991 ASI inizia in St.Albert un programma di assistenza sanitaria domiciliare per i malati terminali e cronici che prevede anche l’educazione dei familiari e l’assistenza alimentare. Durante le visite nei villaggi un team segue l’andamento dei ragazzi in adozione, delle giovani vittime di violenza che sono ritornate a casa ed effettua anche visite nelle famiglie per identificare bambini disabili che verranno seguiti periodicamente in ospedale.
Nel 1994 la diocesi di Shimoga chiede ad ASI un team di professionisti sanitari per gestire una missione a Hyriur nello stato di Karnataka in India a circa 270 chilometri da Bangalore e per un’attività socio sanitaria nei villaggi limitrofi. Ci sono nella missione un poliambulatorio, un laboratorio analisi, un servizio di fisioterapia e un piccolo ospedale, Amala Matha, di trenta posti letto. L’ospedale negli anni successivi viene ampliato da ASI con una sala parto, sala operatoria, reparto di pediatria e radiologia.
Nel 1995 ASI collabora con la Caritas per una missione in Somalia.
Negli anni 1996-1997 ASI partecipa a un progetto della CEI di medicina di base a servizio dei quartieri periferici in Batangas-Luzon in Filippine che prevedeva la realizzazione di un ambulatorio medico e di un laboratorio di analisi per la cura dei pazienti più poveri.
Nel 2001 in Zimbabwe ASI inizia una collaborazione con CESVI per la lotta contro l’AIDS dei bambini in un paese dove una mamma su tre era sieropositiva.
Dal 2002 l’intero Paese è stato colpito da forti siccità con conseguenze drammatiche sulla popolazione. In tutta la zona gran parte dei pozzi sono esauriti. Per garantire il fabbisogno alimentare e idrico della struttura ospedaliera ASI realizza a circa un chilometro dall’ospedale un invaso (diga in terra) che raccoglie l’acqua piovana nella stagione delle piogge (dicembre-febbraio) e consente l’irrigazione dei campi circostanti nei restanti 9 mesi di siccità e solo parzialmente fornisce l’acqua necessaria per la struttura.
Nel 2004 partecipa al progetto “Viva la Mamma” per l’adozione comunitaria di cento mamme africane sieropositive. Nel progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere” persegue l’obiettivo di bloccare la trasmissione del virus HIV dalla mamma sieropositiva al bambino attraverso un programma articolato che non consiste solo nella cura farmacologica ma anche e soprattutto nel sostegno psicosociale offerto alle donne, nel coinvolgimento della popolazione in incontri di informazione e prevenzione, nell’assistenza alimentare garantita al neonato fino al diciottesimo mese di vita. Il risultato è stato che l’ottanta per cento dei bambini di madri sieropositive a St.Albert è nato sano.
Nel 2005 il Ministero della salute chiede all’Ospedale di istituire una scuola infermieristica per sopperire alla carenza di personale sanitario dovuta all’emigrazione continua dei giovani provvisti di un titolo di studio. ASI accetta la richiesta anche perché l’ospedale necessita di personale competente e in questo modo si possono anche creare posti di lavoro per giovani del luogo.
Nel 2005 ASI decide di ampliare la diga esistente per irrigare una più vasta area agricola che consenta le coltivazioni anche nei periodi di siccità.
Nel 2013 l'ospedale è stato scelto dal ministero della sanità per un programma di screening del cervicocarcinoma poiché la dottoressa Neela Naha, membro dell'ASI, è specialista in ostetricia e ginecologia.
Il programma ha esaminato 1559 donne di cui 203 sono risultate positive per sospetta neoplasia e 103 sono state sottoposte a intervento chirurgico. Inoltre 587 donne sono risultate HIV positive.
Dal 1982 nell'ospedale di S.Albert in Zimbabwe e dal 1994 nell'ospedale Amala Matha in India l'opera missionaria e sanitaria di ASI non si è mai interrotta.
Esprimo profonda gratitudine a coloro che ci hanno sostenuto durante questi anni e a chi si unirà a noi nel cammino che abbiamo intrapreso per offrire aiuto.
La solidarietà è il nostro unico mezzo per nutrire la speranza di migliorare le condizioni di vita di coloro che soffrono.
Con gratitudine,
Il Presidente dell'Associazione Sanitaria Internazionale (ASI)