Adele Pignatelli matura durante gli anni di studio la sua vocazione missionaria. Dopo la laurea in medicina e chirurgia conseguita nel 1941 con il massimo dei voti, coltiva il sogno di partire in missione come medico e come laica consacrata. Prende contatto con alcune associazioni missionarie locali, ma la guerra interrompe ogni contatto e le preclude ogni possibilità di partire.
Adele comincia a lavorare allora prima nel sanatorio di Imola poi come medico condotto alla Verna dove cura tutti quelli che si rivolgono a lei, popolazione, soldati tedeschi e, durante la notte, partigiani.
Il 14 giugno del 1944 avviene la tragedia che sconvolgerà la sua vita; suo padre e suo fratello, da poco sposato e con un bimbo di tre mesi, vengono fucilati dai tedeschi davanti ai suoi occhi, la sua casa è devastata e incendiata, la madre ferita e un padre francescano, accorso sul posto, fucilato anche lui.
I loro corpi rimangono per tutto il giorno insepolti, Adele li seppellirà durante la notte usando come bare le porte della sua casa distrutta. Nei giorni immediatamente seguenti la tragedia continua la sua opera di medico anche tra i soldati tedeschi.
Al ritorno a Roma Adele è l’unico sostegno per la madre, per la giovane cognata e per il nipotino di pochi mesi. Il suo sogno missionario sembra tramontato, allora inizia a lavorare nei campi profughi della Croce Rossa, si specializza in tisiologia e riprende i contatti con gruppi missionari in Italia e all’estero.
Monsignor Montini (ora S.Paolo VI), suo padre spirituale, le propone un lavoro nelle borgate con i poveri, che lei svolge con grande amore e dedizione. Successivamente Adele comprende che forse Dio le chiede il sacrificio della sua vita missionaria. Capisce che può realizzare la sua vocazione missionaria senza recarsi personalmente nelle terre di missione ma vivendola attraverso altre persone che condividono i suoi ideali.
Con la guida del suo padre spirituale comincia a pensare a un’attività missionaria che preveda l’aiuto a studentesse provenienti da Africa Asia e altri paesi a conseguire la laurea in medicina e chirurgia. E' l'inizio dell’associazione, Arrivano le prime studentesse dall’India e dall’Africa e attorno a lei si forma un primo gruppo di dottoresse italiane che ne seguono gli ideali. Padre Agostino Mayer, su invito di Monsignor Montini, sarà il primo assistente della nascente famiglia e padre spirituale di Adele fino alla sua morte. Dopo anni di intensa attività durante i quali l’associazione inizia sempre nuove missioni in India Africa e altri paesi e collabora anche con altre associazioni cristiane missionarie, Adele si ammala gravemente.
La sua salute peggiora sempre di più ma lei accetta ogni prova con eccezionale coraggio, continua a preparare e ad aiutare negli studi le studentesse e a pregare. Scrive lettere alle missionarie dell’associazione per sostenerle e far sentire loro la sua vicinanza. Leggiamo dalle sue lettere: “Il Signore non ha promesso a chi lo segue una vita facile piena d’onori……La gioia nella nostra vita deriva solo dalla presenza del Signore in noi, dal fatto che noi apparteniamo a Dio, così che Egli può decidere di fare di noi ciò che vuole”. “Io trovo meraviglioso pensare che il Signore è in noi, ci vede, ci conosce, ci consiglia, ci ama, vive la nostra stessa vita, in modo tale che anche noi possiamo vivere la vita di Dio, e partecipare alla sua intima essenza”.
E in un’altra lettera: “Com’è bella la vita! Che valore inestimabile possiede, perché da ogni vita il Signore può ottenere qualcosa di prezioso, come da una fontana che zampilla acqua viva”, e ancora ”Io penso spesso all’amore che Dio ha per noi. E’ Lui che ci ha scelto e ci ha chiamato: in questa verità è la nostra gioia e la nostra pace. Lui ci ha scelto perché ci ama”. Adele vive anche momenti di grande sofferenza. Scrive al suo padre spirituale ”Io sento in me l’amore di Dio che mi sovrasta, anche se spesso circondato da fitte tenebre”. Ma la sua fede profonda la sorregge. Scrive ”Anche se questo giorno terreno è difficile per me, e spesso doloroso per le varie circostanze della mia vita, io penso: è il Signore che vuole o permette tutto questo, e così cerco che in ogni momento in cui Dio mi guarda, mi trovi sorridente, come se volessi dirgli: grazie per tutto quello che mi dai. Tutto è Grazia!”.
Muore nella casa dell’associazione il 23 aprile 1998, attorniata dalle sue figlie spirituali dopo un’ora di adorazione al Santissimo. Muore segnando con un dito la porta vicina come se vedesse e volesse indicare qualcuno che era venuto a prenderla per condurla , dopo un lungo e tormentato cammino, accanto al Dio che tanto aveva amato.
Al suo funerale la chiesa è gremita di gente, anche se se negli ultimi anni Adele non aveva avuto molti contatti; accanto alla bara è posata anche una corona inviata dal presidente della Repubblica, suo vecchio amico dai tempi della Verna. Durante la messa le missionarie africane, inginocchiate accanto alla sua bara, cantano in shona con un ritmo solenne e malinconico, alzando ritmicamente le braccia al cielo.
Le missionarie indiane celebrano il rito dell’Arradi, portando in processione una ciotola d’acqua e una candela accesa: l’acqua che si offre al pellegrino stanco, segno dell’ingresso di Adele in cielo, e la candela simbolo delle promesse battesimali, vissute con fedeltà per tutta la vita. Sono presenti i rappresentanti di tutti i continenti e questo è molto significativo perché , come aveva detto un suo amico molto tempo prima, Adele aveva sposato il mondo.
BIBLIOGRAFIA
Adele Pignatelli : Una vita per Dio, Trinità Santissima e per i Poveri
di Rosalba Sangiorgi
Esprimo profonda gratitudine a coloro che ci hanno sostenuto durante questi anni e a chi si unirà a noi nel cammino che abbiamo intrapreso per offrire aiuto.
La solidarietà è il nostro unico mezzo per nutrire la speranza di migliorare le condizioni di vita di coloro che soffrono.
Con gratitudine,
Il Presidente dell'Associazione Sanitaria Internazionale (ASI)