Il 9 gennaio 2025 è tornata alla casa del Padre Vincenza Maria Giuntoli (per tutti Enza). Era nata a Troia in provincia di Foggia il 25 luglio del 1940. Ha avuto un’infanzia difficile a causa di una grave malattia che l’ha colpita da piccola; dall’età di 5 anni, è vissuta in ospedale per 8 anni. Era diventata la mascotte di tutti.
Nonostante tutto è riuscita a studiare e si è laureata in biologia. Ha seguito la sua fede e i suoi ideali ispirati al Vangelo. Nel 1969 è entrata a far parte dell’Associazione Femminile Medico Missionaria, che ha poi diretto per molti anni dopo il suo rientro a Roma dalle terre di missione. Ha svolto la sua attività con dedizione e amore per i poveri e i bisognosi di cure; ha operato in paesi difficili per una donna e per una missionaria, affrontando pericoli e difficoltà di ogni genere. E’ stata in Zimbabwe, in India, in Kenia, in Somalia e nelle Filippine, ha evitato la morte in varie occasioni, ma non ha perso mai la sua fede, il suo amore per gli altri, la sua bontà.
Sapeva comprendere e accettare tutti, senza pregiudizi, ha conservato sempre la sua capacità di ridere e sorridere perché era dotata anche di una sorprendente ironia. La sua unica e irripetibile vita ha toccato non solo il cuore di tutti noi che l’abbiamo amata, ma anche di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di far parte anche per poco tempo della sua esistenza.
Pubblichiamo come Maria Vittoria medico di Modena l’ha ricordata durante la celebrazione funebre.
“ S.Messa, 11/01/2025
Credo che la miglior qualità di Enza sia stata quella di non prendersi mai sul serio. Enza non si credeva una persona particolarmente brava né speciale, la sua vita è stata segnata dalla sofferenza fin da piccola, quando colpita da una grave malattia, è stata in ospedale per molti anni. Il dolore l'ha segnata ma non l'ha fermata.. poteva arrabbiarsi, bloccarsi, chiudersi ed invece incontra Adele, che le dà fiducia, che sa guardare oltre, che non si ferma alle apparenze.
Da questa conoscenza salvifica, fiorisce la sua vocazione che la spinge ad uscire da sé stessa, per spingersi dove qualche anno prima, le sarebbe sembrato impossibile arrivare... in Africa ed in India, come biologa. Vive più di 20 anni in missione con tutto ciò che ne comporta e torna a Roma come se niente fosse.
Purtroppo, guardandola, non si aveva l’idea di quello che aveva fatto, di quante battaglie fisiche e psicologiche aveva combattuto e vinto con più o meno fatica, coraggio e fede. Aveva un’umiltà estrema, essenziale; questo le permetteva di fare sembrare semplici, le cose difficili che aveva fatto.
Enza era molto simpatica, aveva una risata contagiosa, unica. Era pugliese nel DNA ma l'ironia romanesca le calzava a pennello e le sue battute erano fenomenali. Anche qui a Roma, guidando l'Associazione, ha avuto alcune difficoltà e molte responsabilità, non sempre attorniata da persone oneste e buone (anche e soprattutto quando la sua salute peggiorava ). Alcune volte ci ha fatto perdere la pazienza, perché aveva un carattere a tratti pungente e un po' focoso, ma non ci si poteva arrabbiare con lei, perché non portava mai rancore, dimenticava velocemente e tutto si scioglieva in una sonora risata e con un dolcetto. Enza era golosa di cibo ma anche di storie, di racconti, di vita; ascoltava molto, le piaceva accogliere persone di ogni tipo e provenienza, qui nella casa dell’Aventino. Io per prima, sono stata accolta come una figlia e vedo Enza seduta al tavolo che mi dice: “Eh bè.. com'è andata oggi?” Era consapevole dei propri limiti, forse anche troppo e sapeva chiedere scusa. Aveva un cuore sincero e davvero puro. Proprio uno degli ultimi giorni in terapia intensiva, ha detto Sara: "lo so che dovrei dare testimonianza ma sento tante cose dentro”
Questa era Enza.. piccola, dolce, sorniona, molto buona e tanto sincera, profondamente umana e legata alla vita ma anche sapientemente connessa a Gesù e a ciò che questo significa.. spingersi oltre se stessi, oltre ai confini che il mondo ci impone per arrivare al più povero, all'ultimo, a chi è più sfortunato.
Grazie Adele per aver riconosciuto il suo carisma, grazie alla famiglia pugliese di Enza che l'ha formata e a quella Internazionale che l'ha capita, accettata e realizzata. Grazie a tutte le sorelle in Africa ed in India ed in particolar modo a Aleyamma, Neela, Sara, Annamma che l'hanno accompagnata qui a Roma fino ad oggi.
Grazie agli amici dell'Associazione, che con grandi e piccoli gesti hanno aiutato Enza in questi anni.
Qui sulla terra non sarà la stessa cosa, ci mancherai e già ci manchi.
Sii felice Enza ed ora che sei tra le braccia di Gesù, sii fiera di te.”